Le farmacie italiane come modello di innovazione in ambito della telemedicina [intervento dott.ssa Alessandra Lodi al Congresso Internazionale del progetto CARES]

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Di seguito riportiamo l’intervento integrale che la dott.ssa Alessandra Lodi ha tenuto al Congresso Internazionale del progetto europeo CARES a Saragozza, Spagna.

Posso dire di essere nata in farmacia e di aver poi scelto di continuare a viverci.
Scegliere di vivere nel posto in cui si nasce vuol dire amarlo più di quanto si possa immaginare, perché ne conosci pregi e difetti più di qualsiasi altro e, nonostante tutto, credi di poter attuare quel cambiamento che dia il senso alla tua scelta di quel giorno, quando hai deciso di continuare a crederci, non per convenienza, ma per attuare un cambiamento virtuoso.
Ci sono giorni in cui ti trovi al posto giusto al momento giusto, giorni in cui qualcuno si ricorda di te e per coincidenza ricevi quella telefonata o quella mail del tutto inaspettata. Sono quelli i momenti in cui ti viene data la possibilità di evolvere e devi essere pronto a farlo.

Le farmacie italiane in questi anni hanno risposto a due chiamate inaspettate.
Durante il Covid si sono trovate, da un giorno all’altro, catapultate in un mondo fatto di tamponi, di mascherine, di scelte coraggiose per servire i loro clienti-pazienti privi di qualsiasi punto di riferimento in un momento estremamente critico e caotico. Le farmacie hanno risposto: si sono organizzate, hanno rivoluzionato i loro orari di apertura, gli spazi interni, le attività che erano solite svolgere con una rapidità impensabile per qualsiasi altra struttura sanitaria pubblica o privata.
Questo è potuto accadere perché le farmacie italiane sono una perfetta combinazione di imprenditorialità privata e sanità pubblica e sono quindi i luoghi ideali per attuare progetti che per loro natura richiedono spirito coraggioso e rapidità di intervento. Le farmacie italiane hanno anche un altro vantaggio: la pianta organica, uno strumento lungimirante pensato per assicurare il Servizio Sanitario Nazionale assieme a un suo rappresentante anche nei luoghi più remoti e distanti dagli ospedali.

Dopo il Covid le farmacie italiane hanno ricevuto una seconda chiamata: rendere effettiva quella Farmacia dei Servizi di cui tanto si parlava, ma che fino a quel momento sembrava di tante parole e pochi fatti.
Le farmacie hanno risposto positivamente: hanno studiato, investito, coinvolto e assunto figure complementari alla loro attività di farmacia per creare una farmacia nuova, polifunzionale e proattiva.
A questo proposito ricordiamo che per le farmacie più disagiate il PNRR è stato di grande aiuto.

Nonostante oggi ancora molte farmacie stiano rispondendo alla seconda chiamata, qualcuno sta già provando a prendere la linea.

Siamo in Veneto e a chiamare le farmacie del suo territorio è la dottoressa Silvia Spinicelli, dirigente farmacista presso l’AULSS7. Grazie all’approvazione di una serie di attività regionali in ambito della Farmacia dei Servizi, l’ULSS 7 ha coinvolto le farmacie in progetti pilota innovativi in Telemedicina, i cui risultati non solo sono stati portati al congresso internazionale dei progetto CARES, ma hanno reso anche possibile l’estensione di alcuni di questi servizi a tutto il Veneto.

Nello specifico:
TELEVISITE IN FARMACIA. Grazie a questo progetto, dal 2021 al 2023 sono state fornite gratuitamente al cittadino televisite con il medico grazie al dispositivo TytoCare. Questo progetto ha dimostrato che grazie alla televisita disponibile direttamente in farmacia senza tempi di attesa il 60% delle persone che entrava in farmacia con una problematica che avrebbe necessitato della valutazione medica riusciva a risolvere in quel momento il suo problema ricevendo nello stesso luogo una prima valutazione dal farmacista, la visita con il medico, la diagnosi e la terapia.
RINNOVO PIANI TERAPEUTICI in farmacia senza necessità di recarsi in ospedale. Questo progetto è tutt’ora attivo e sta dimostrando una buona adesione da parte delle farmacie, ma si potrebbe fare di meglio!
RICOGNIZIONE E RICONCILIAZIONE FARMACOLOGICA: lo scopo di questo progetto è quello di aiutare i pazienti a comprendere la terapia prescritta in ospedale ed evitare errori terapeutici causati dalla transizione di cura (integrare la terapia prescritta a livello ospedaliero con quella prescritta dal medico di medicina generale). Anche questo progetto è tutt’ora attivo e sta dimostrando una buona adesione da parte delle farmacie, ma si potrebbe fare di meglio!
TELECARDIOLOGIA: grazie a questo progetto, partito un pò a singhiozzo ma tutt’ora attivo, è possibile effettuare i servizi di telecardiologia (holter cardiaco/pressorio e ECG) con prescrizione medica a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Grazie a questo servizio, problematiche cardiache anche gravi possono essere evidenziate in tempo quasi reale. Inoltre, la telecardiologia concorre a decongestionare gli ospedali.

Rispondere all’appello e accogliere con entusiasmo i progetti pilota che ci vengono proposti è spesso faticoso: comporta riorganizzazioni interne del lavoro in un periodo in cui il settore lamenta carenza di personale, disponibilità a ricevere il supporto e la formazione da parte degli organizzatori e dei fornitori dei servizi tecnologici funzionali al progetto stesso.

Tuttavia, questo è l’importantissimo appello al quale le farmacie oggi sono chiamate a rispondere.

La Farmacia dei Servizi, voluta dal Governo per rendere ciascuna farmacia territoriale un avamposto strategico di servizi essenziali, deve ancora imparare a camminare e deve impegnarsi con tutte le forze in questi progetti. Se i risultati saranno soddisfacenti, e lo saranno solo se tutti ci impegneremo, questi progetti potranno essere portati a livello nazionale dove potrebbe avvenire quel cambio di paradigma a livello di assistenza sanitaria locale che tutti noi, farmacisti e cittadini italiani, abbiamo sognato almeno una volta nella vita.

Grazie a questo tipo di progetti-pilota e alla “messa a terra” della Farmacia dei Servizi, professionisti qualificati come i farmacisti, che fino a ieri si chiedevano quale fosse il loro futuro all’interno di una farmacia italiana invasa da forze distruttive, oggi possono non solo essere i primi attori di processi di cambiamento importanti, ma anche assumere ruoli più ampi, supportati da strumenti digitali, alleggerendo la pressione sui sistemi sovraccarichi e mantenendo al contempo qualità e sicurezza per il cittadino che entra in farmacia bisognoso di un confronto rapido, diretto e gratuito.

Una mattina sono io a ricevere una chiamata: è la dottoressa Daniela Giovannetti presidente di Federfarma Vicenza che mi chiede di andare a Saragozza al congresso internazionale del progetto CARES insieme alla dottoressa Spinicelli. Silvia Spinicelli è la responsabile italiana di questo progetto e assieme prepariamo la presentazione per portare i dati dei risultati dei progetti di telemedicina conclusi e di quelli ancora in essere.

Questo progetto coinvolge sette regioni europee e si occupa dell’evoluzione, grazie alla telemedicina, dei servizi sanitari a favore delle persone anziane, di quelle a ridotta mobilità e di quelle che abitano in luoghi poco connessi con i centri urbani maggiori e lontani dagli ospedali.

Di primo impatto mi ha fatto piacere che mi avessero coinvolto. Sapevano che la mia farmacia aveva aderito ai progetti e che io parlo bene inglese e quindi non avrei avuto difficoltà a confrontarmi con gli altri partner europei. Dopo questa prima sensazione, mi ha investito il senso di colpa, quello che hai quando ti chiamano alla lavagna e pensi che avresti potuto studiare di più: avevo partecipato ai progetti, ma non con abbastanza enfasi, non di certo come se da quei progetti dipendesse il futuro della farmacia italiana.

E invece avrei fatto bene a dare a ciascuno di quei progetti pilota proprio quell’importanza vitale che le farmacie hanno dato, compatte, alle prime due chiamate.

Animata da curiosità e dal giusto carico di responsabilità, accetto il gentile invito. Silvia e io raggiungiamo Saragozza verso le quattro del pomeriggio di lunedì 2 Giugno: la città è abbastanza vuota, siamo stanche dal viaggio e il meteo promette acqua. Dopo una doccia e una visita all’immensa Basilica di Santa Maria del Pilar scegliamo un ristorante di recente apertura nel quale ordiniamo la pietanza più leggera del listino (piantaggine e baccalà cotti a bassa temperatura) al fine di assicurarci un sonno ristoratore.

Il congresso è all’interno di Palazzo Pignatelli, edificio storico cittadino che oggi ospita la sede del Consiglio Generale d’Aragona. Il programma è denso e non sono ammessi ritardi e ritardatari. Le sette regioni europee coinvolte sono tutte presenti, ognuna con i responsabili del progetto e con gli “stakeholder”, cioè i partner sul territorio coinvolti per realizzarlo.

Gli argomenti dei progetti sono molto diversi tra loro, tutti accomunati dal fil rouge della telemedicina e dalla sensazione di essere sulla linea di partenza di una nuova era nell’assistenza sanitaria: c’è chi parlava di monitoraggio e assistenza per la cura delle ferite croniche, chi di riabilitazione cognitiva con l’utilizzo della realtà virtuale, chi di miglioramento dell’informazione sanitaria rivolta ai cittadini. Capiamo anche che c’è grande attesa per la nostra presentazione: i progetti messi in atto in Veneto riscuotono grande interesse.

Mentre ascolto gli interventi dei colleghi, penso a ciò che offriamo nelle nostre farmacie e a ciò che, grazie a questi progetti pilota, ci è stato dato di provare ad offrire per prendere le misure per il futuro. Mi rendo conto che di tutto ciò di cui i nostri partner europei parlano e che faticano a realizzare, noi possiamo già dire di essere organizzati per farlo. Nelle nostre farmacie oggi abbiamo infermieri, fisioterapisti, abbiamo gli spazi, sappiamo dedicare tempo gratuito a chi entra, abbiamo la cultura di insegnare la prevenzione e il corretto uso del farmaco e abbiamo la tecnologia.

Durante il congresso viene posta attenzione e enfasi anche ai progetti che mostrano volontà di collaborazione locale, perché nel piccolo possono avvenire fatti che portano a grandi cambiamenti. In Spagna un rappresentante delle farmacie di un’area prende parte a un consiglio in cui partecipano assistenti sociali, rappresentanti politici e altre figure sanitarie per coordinare le aree di intervento e creare progetti di valore per la popolazione di quell’area. Dobbiamo uscire dalle nostre farmacie.

Dopo una giornata di congresso parlo con un simpatico svedese: nel suo Paese la farmacia territoriale non esiste più, le farmacie sono solo virtuali e i farmaci vengono spediti a casa. Lo guardo sconcertata, lui alza gli occhi al cielo e mi dice: “è un vero peccato perché i cittadini non hanno un punto di riferimento diretto sul territorio, ma purtroppo è andata così, il farmacista si è distratto e ha perso tutto”.

Capisco una cosa: in Italia siamo avanti, forse più di tutti.
Per un momento mi sento molto fortunata.
Poi ecco, di nuovo quel senso di colpa. So che però i sensi di colpa sono forieri di negatività, se non vengono sostituiti da azioni positive concrete nel presente, guardando al futuro.

Cari colleghi farmacisti, non dobbiamo tardare a rispondere: non dobbiamo pensare di avere già fatto abbastanza perché c’è già qualcuno pronto a rispondere per noi e di sicuro non è per passarci la chiamata.

Alessandra Lodi

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